Quando la mafia uccide lentamente #IostoconMarilù

#IOSTOCONMARILU’

Un hashtag poco echeggiato in questi giorni, sicuramente soppiantato dall’ultimo gossip del gf oppure dalla gravidanza di un personaggio famoso. 

Nato in questi giorni, un grido di aiuto finito per divenire autoreferenziale; inascoltato dalle grandi testate giornalistiche poichè scomodo e di parte. 

Marilù Mastogiovanni è una giornalista pugliese che da anni lavora per far emergere dal buio della connivenza situazioni che gran parte dei professionisti del mestiere evitano per non incombere in conseguenze inevitabili: inchieste che denunciano la ramificazione della mafia, nel territorio salentino da sempre coinvolto in queste dinamiche, nonchè sulla criminalità organizzata che ancora oggi domina molte logiche di lavoro. 

Marilù in questi anni ha avviato una difficile inchiesta investigativa sulla mafia salentina, pubblicata all’interno del giornale ‘’Tacco D’Italia’’ di cui la stessa è fondatrice e direttrice dal 2003; tuttavia il suo impegno a riguardo, che dura da più di 15 anni, non è stato mai messo in evidenza così come ci si aspetterebbe; anacronisticamente è stata vittima di intimidazioni, gravi minacce verso di lei e la sua famiglia, bersaglio d’odio e di commenti spesso sessisti e inadeguati. A causa delle pesanti ripercussioni subite, e nonostante la presenza di una scorta, è stata infine costretta a trasferirsi dal Salento al capoluogo Pugliese e a cambiare casa. 

Questa situazione mi riporta alla mente il tragico epilogo subito dalla giornalista maltese, Daphne Caruana Galizia, la quale prima di esser uccisa ha dovuto attraversare un lungo calvario fatto di incessanti minacce e intimidazioni proprio a causa delle inchieste condotte sul riciclaggio di denaro, così come su altri temi, sul territorio Maltese. 

Purtroppo il lavoro di chi garantisce una libera informazione è un lavoro esposto sempre al rischio di ripercussioni tuttavia, così come scriveva Daphne in una rubrica del Sunday, ‘’la paura è il più grande nemico della libertà di espressione e del dialogo. La paura conduce a quella pericolosa situazione in cui gli individui si ritrovano imbavagliati, vengono costretti a ritrattare oppure vengono screditati […]’’. 

IL PARADOSSO?

In questi giorni si è tenuto una processo che ha posto sullo stesso piano vittima e carnefici. Marilù però in tale disamina non è stata sola, spalleggiata dalla Consigliera Regionale di Parità della Regione Puglia, da alcune associazioni nazionali e regionali, dall’Unione Donne Italiane, dalla Onlus Giraffa di Bari e dalla cooperativa di giornalisti IdeaDinamica.

L’hashtag nasce da un grido di protesta da parte di Fondazione Pangea Onlus e da questo è nata una grossa solidarietà e sostegno, seppur non come ci si aspetterebbe. 

Questo articolo è scritto per questo, per fornire un altrettanto grido di protesta che metta alla luce il lavoro di informazione che Marilù, così come altri giornalisti, fanno in favore della consapevolezza della propria comunità. 

Il fine che la campagna si propone è quello di sensibilizzare e fornire gli strumenti a tutti per capire ciò che dovrebbe realmente essere posto in prima linea nella famosa agenda setting che i media elaborano sulla base degli interessi diffusi o delle priorità. Non si tratta di difendere una singola persona dai soprusi quanto di difendere l’informazione libera che ad oggi ancor libera non è di fronte a certi temi, quali è la mafia. 

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Roberta Marasco

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