Campagna di disinformazione

Chi più e chi meno ha visto in questi giorni la nuova campagna commissionata dal Ministro della Pubblica Amministrazione Zangrillo per rilanciare, in chiave accattivante, il ruolo dei professionisti all’interno della pubblica amministrazione.

Lo scopo?
Quello di avvicinare i giovani al mondo del ”posto fisso” inquadrandolo sempre più come un posto ”figo” e allontanandolo da una narrazione all’italiana che spesso il pugliese Zalone ha voluto descrivere nei suoi film.
Scopo nobile se non fosse che proprio la pubblica amministrazione propaganda l’inserimento in un luogo all’interno del quale, lascia intendere, non si
capisca a pieno il ruolo di ogni professionista, ad esempio rappresentando la figura dell’assistente sociale come l’operatore che accompagna, al di fuori del luogo di lavoro, il vecchino di turno.
Ed è qui che il moto innovativo appare ancora fortemente pervaso di consuetudini e di luoghi comuni che, solo in teoria, appaiono superati.
Vi è profonda delusione per la narrazione distorta della professione di coloro i quali lavorano nel sociale, la quale nel concreto è sganciata da un’idea filantropica che, al contrario, nella realtà è ancora tanto limitata da dinamiche e prassi burocratiche sopratutto nei contesti istituzionali citati nella campagna (palazzo comunale). Una professione sminuita al ruolo di assistente familiare e non valorizzata come agente di cambiamento che invece richiede una competenza acquisibile con un percorso universitario definito, un esame di stato, con conseguente iscrizione ad un ordine, e una formazione continua nel settore al fine di restare continuamente al passo dei repentini cambiamenti in ambito sociale e politico.

Ancora una volta si è persa l’occasione di valorizzare un lavoro, che soprattutto in questi ultimi mesi, è divenuto cardine in ragione dei recenti cambiamenti politici legati, ad esempio al Reddito di cittadinanza; a questo punto mi chiedo se è proprio la pubblica amministrazione a dover rispondere ad un esigenza dei giovani
o quanto più il contrario.

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Roberta Marasco

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