Doppia preferenza: una palla al piede per la Puglia.

Il presidente Conte ha diffidato la Puglia, in seguito alla proposta del ministro per gli affari regionali e per le autonomie Francesco Boccia e la ministra per le pari opportunità Elena Bonetti, poichè non ha adeguato la legge elettorale regionale ai principi del provvedimento n.20/2016, il quale impegnava le Regioni ad adottare provvedimenti che garantissero la parità di genere fra uomini e donne circa le modalità di accesso alle cariche elettive mediante lo strumento della “doppia preferenza”. Da ciò ne è derivato un ultimatum, per l’approvazione del testo, con scadenza domani 28 luglio (giorno previsto per la discussione dello stesso); decorso tale termine se la Puglia non si adeguerà a tale provvedimento dovrà soggiacere all’intervento del Governo che potrà agire mediante gli atti consentiti per legge: ciò molto probabilmente significherà l’adozione della legge elettorale ‘’secca’’, senza probabilità di poter accedere al Lodo Pisicchio.

Nel concreto: a cosa serve la “doppia preferenza”? 

Ad aumentare la rappresentanza di donne in politica, in breve. Questo perché la presenza di donne in politica è sempre stata molto bassa, basti pensare che nel 2012 il numero di donne era di 2 su 10 uomini all’interno di consigli comunali, e a tal proposito il governo nel 2013 ha introdotto il sistema della doppia preferenza all’interno di tutti i comuni in cui vi erano più di 5 mila abitanti: il sistema offre la possibilità di far ricadere la preferenza su due candidati con la condizione che siano di genere differente, di conseguenza che comprenda anche una donna.

Il motivo di queste pressioni è prevedibile: vi è pochissima informazione in merito e ciò induce a non utilizzare questo strumento o a esprimere una sola preferenza fra i candidati.

Un rapido excursus:

  1. Marzo 2002: modifica all’art.51 della Costituzione con l’aggiunta “a tal fine la Repubblica promuove con appositi provvedimenti le pari opportunità tra uomini e donne”;
  2. 2003: gli Stati membri del Consiglio d’Europa vengono spinti, ad opera dell’Assemblea Parlamentare, ad adottare provvedimenti per garantire le pari opportunità al loro interno;
  3. 2013: introduzione del sistema della doppia preferenza;
  4. Legge n.20/2016: invito alle regioni ad adottare leggi regionali che favoriscano la parità di genere fra i candidati. 

Nonostante tale provvedimento sia datato al 2016 non vi è stato, ad oggi, un concreto cambio di rotta da parte della Regione Puglia: è stato lo Stato a prender le redini per garantire la giusta rilevanza a una questione che nel corso del tempo ha solo continuato a rimarcare la disparità che si stava cercando di arginare. 

Una questione che già a giugno di quest’anno ha contribuito a generare movimenti di protesta silenziosa fatta di lettere a chi di competenza e petizioni, ad opera di “donneinquota” oppure attraverso ‘’chance.org”, con il fine non solo di smuovere le coscienze e in virtù di un adeguamento dovuto ma in primis per garantire una pari opportunità quanto per gli uomini tanto per le donne all’interno del mondo della politica da sempre dominato da un’arrogante egemonia maschile. 

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Roberta Marasco

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