ARTICOLO 21

Alla luce dei cambiamenti considerevoli avvenuti negli ultimi anni, comprendendo anche il periodo appena decorso e con il quale ancora stiamo facendo i conti, si è reso necessario attuare un aggiornamento al documento sul quale si fonda l’operato di ogni assistente sociale, non solo all’interno di realtà pubbliche e private bensì anche in libera professione.

CODICE DEONTOLOGICO: CHE COSA È?

Non è altro che un documento vincolante per l’operatore sociale e al quale lo stesso deve far riferimento nell’espletamento della sua attività professionale ed assolve a una funzione di garanzia sia per il professionista sia per l’utente, oltre che per l’organizzazione di cui fa parte in ultima istanza.

”Il Codice deontologico costituisce lo strumento attraverso il quale il professionista si presenta alla società e contestualmente orienta e guida il professionista nelle scelte di comportamento, nel fornire i criteri per affrontare i dilemmi etici e deontologici, nel dare pregnanza etica alle azioni professionali”, la definizione che il CNOAS fornisce per la presentazione della nuova revisione del Codice.

Dal 2017 fino a Febbraio 2020 si è proceduto alla revisione del precedente documento Deontologico risalente al 2009: l’aggiornamento ha compreso alcune novità ma ha mantenuto immutati principi che rappresentano ancor oggi delle colonne portanti per l’operato di ogni assistente sociale.

I principi quali:

  • dignità, unicità e integrità dell’essere umano e rispetto dello stesso sia in quanto persona sia all’interno delle formazioni sociali;
  • rispetto dei diritti costituzionalmente riconosciuti;
  • aiuto rivolto sia al singolo sia ai gruppi e alle comunità;
  • atteggiamento non giudicante e rispetto dei principi di giustizia ed equità;
  • principio solidaristico;
  • personalizzazione degli interventi e condivisione con le persone al quale sono destinati;
  • riservatezza e segreto professionale.

NUOVE INTRODUZIONI

Tuttavia nonostante le similarità fra i principi e i fondamenti con il precedente Codice Deontologico sono stati introdotti degli elementi totalmente nuovi che tentano di andar incontro alle nuove esigenze che stanno andando delineandosi negli ultimi tempi e che necessitano di uno spazio all’interno della disciplina.

  • i termini utente/cliente vengono soppiantati da quello di PERSONA;
  • l’ART. 14 affronta, per la prima volta all’interno del Codice, i dilemmi etici: parte integrante della professione e con il quale il professionista deve imparare a fare i conti integrando norme, sapere ed esperienza per la sua azione, la quale dovrà essere agita con trasparenza e nel rispetto della libertà e autodeterminazione della persona.
  • Illuminante appare l’ART. 9 il quale all’ultimo comma afferma:- […] consapevole delle proprie convinzioni e appartenenze personali, non esprime giudizi di valore sulla persona in base alle sue caratteristiche o orientamenti e non impone il proprio sistema di valori-, seppur possa sembrare un principio già sentito non è propriamente così, nel senso che seppur potrebbe sembrare notevolmente implicito (non imporre il proprio sistema di valori) nella realtà concreta non sempre tale principio trova applicazione, forse anche a causa della sua inesistenza all’interno del sistema codicistico; la sua esplicazione all’interno della nuova revisione non fornisce certamente la garanzia che venga attuato ma sicuramente laddove sia realizzato, ed eventualmente individuato, potrebbe incorrere nell’esercizio della podestà disciplinare.
  • L’ART. 13 il quale afferma che:- L’assistente sociale concorre alla produzione di modelli di sviluppo rispettosi dell’ambiente, della sostenibilità ecologica e della sopravvivenza sociale, consapevole delle difficoltà nel rapporto tra l’essere umano e l’ambiente-, uno spunto particolarmente attuale e che tiene conto delle esigenze odierne per poterle riportare in linea con gli interventi eventualmente adottati dal servizio sociale.

ARTICOLO 21

Tuttavia nonostante il considerevole numero di novità e l’attenzione riservata all’utilizzo di modalità telematiche, sopratutto in quest’ultimo periodo a causa dell’emergenza Covid, l’ ART. 21 non garantisce una vera e propria giustizia in questo senso; l’articolo recita testualmente:- L’assistente sociale agisce in coerenza con i principi etici e i valori della professione, mantenendo un comportamento consono all’integrità, al prestigio e alla dignità della professione stessa, anche nell’utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa e, in particolare, dei social network e dei social media-.

Nonostante la specificazione di cui all’ART. 3 non ritengo possa considerarsi davvero idoneo un articolo che implicitamente limita la libertà non solo della sfera lavorativa, che sarebbe anche legittimata, ma anche e sopratutto nella sfera privata. Un articolo che sottolinea il fatto che il comportamento di ogni professionista ANCHE al di fuori del proprio ufficio, e delle ore lavorative, debba essere necessariamente idoneo, e talvolta condizionato, per non risultare in qualche modo lesivo del prestigio proprio della professione.

I Social network, cosi come i social media, non sono solo strumenti utilizzabili ai meri fini lavorativi, a meno che un professionista non li utilizzi con questo specifico fine, ma è altamente probabile che lo strumento di cui si sta tenendo considerazione abbia un qualche collegamento all’interno della sfera privata del soggetto che trascende la pratica professionale. Una definizione perciò insensata oserei dire un pò alla stregua della notizia, trapelata negli ultimi giorni, che raccontava di una professoressa che portando i suoi alunni al parco per leggere dei libri, durante il periodo di lockdown, è stata accusata di far passare da vagabonde le colleghe che rispettavano le regole.

In quest’ottica mi chiedo CHI debba decidere cosa può o meno ritenersi consono? E quando è venuto a delinearsi CHI, appare necessario interrogarsi sul COSA si debba intendere per ”consono”, soprattuto alla luce del fatto che è proprio la deontologia professionale che ammette l’unicità delle persone e come tali ognuno potrebbe avere differenti visioni in merito.

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Roberta Marasco

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